Dottor Marco Ferrone
Cardiologo Interventista
- Specializzato nel trattamento della Cardiopatia ischemica
- Specializzato nel trattamento della patologia aterosclerotica periferica (Carotidi e arti inferiori)
- Specializzato nel trattamento percutaneo della patologia valvolare cardiaca
Specializzato in cardiologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha frequentato il Laboratorio di Emodinamica “Massimo Chiariello” sotto la guida del Prof. Giovanni Esposito presso la medesima Università acquisendo esperienza in interventistica coronarica, strutturale e periferica.
Ha lavorato per due anni presso lo Skirball Center della “Cardiovascular Research Foundation – CRF” di New York, Stati Uniti, sotto la guida del Prof. Juan Granada, interessandosi in particolare dello studio di nuovi dispositivi per il trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica e della cardiopatia strutturale. Ha conseguito nel 2022 il dottorato di ricerca internazionale “Cardiovascular Pathophysiology & Therapeutics” e continua la sua attività interventistica presso la Clinica Montevergine, Mercogliano e i suoi studi scientifici nell’ambito della ricerca e dell’innovazione cardiovascolare.
Titolare di diversi brevetti per lo sviluppo di dispositivi utilizzati nell’ambito della chirurgia interventistica.
Alcuni degli interventi effettuati
L’angioplastica coronarica è l’intervento utilizzato in caso di restringimenti delle arterie che portano il sangue al cuore. I restringimenti coronarici sono trattati mediante l’impianto di uno stent, un cilindro metallico che restituisce al vaso il diametro originale eliminando la placca di colesterolo. Lo stent viene introdotto attraverso la puntura di un’arteria, nel braccio o nella gamba, previa anestesia locale con paziente sveglio e cosciente. Questo intervento permette di ripristinare il flusso di sangue al cuore ed il suo corretto funzionamento e consente di prevenire l’infarto acuto del miocardio.
L’angioplastica carotidea è l’intervento utilizzato in caso di restringimenti delle arterie che portano il sangue al cervello. I restringimenti carotidei sono trattati mediante l’impianto di uno stent, un cilindro metallico che restituisce al vaso il diametro originale eliminando la placca di colesterolo. Lo stent viene introdotto attraverso la puntura di un’arteria nella gamba, previa anestesia locale con paziente sveglio e cosciente. Questo intervento permette di ripristinare il flusso di sangue al cervello ed il suo corretto funzionamento e consente di prevenire l’ictus cerebrale.
La TAVI è l’intervento utilizzato in caso di stenosi aortica. La stenosi aortica è un processo di invecchiamento fisiologico della valvola aortica che comporta un progressivo restringimento dell’orifizio che consente l’uscita del sangue dal cuore. L’evoluzione progressiva della stenosi aortica è caratterizzata da tre gradi di severità con decorso asintomatico fino allo sviluppo del grado di severità maggiore. Nel momento in cui la stenosi diventa severa lo sviluppo dei sintomi (affanno e/o vertigini/svenimenti e/o dolore al petto) rivela uno stadio della patologia grave con elevata mortalità a breve termine. La TAVI permette il trattamento di questa condizione mediante l’impianto di una nuova valvola senza necessità di sottoporre il paziente ad un intervento a cuore aperto con tempi di recupero notevolmente più brevi (2-3 giorni ca in assenza di complicanze).
L’angioplastica degli arti inferiori è l’intervento utilizzato in caso di restringimenti delle arterie che portano il sangue alle gambe. I restringimenti degli arti inferiori sono trattati mediante l’utilizzo di palloni medicati che rilasciano un farmaco antiproliferativo o attraverso l’impianto di uno stent, un cilindro metallico che restituisce al vaso il diametro originale eliminando la placca di colesterolo. Lo stent viene introdotto attraverso la puntura di un’arteria nella gamba, previa anestesia locale con paziente sveglio e cosciente. Questo intervento permette di ripristinare il flusso di sangue agli arti inferiori risolvendo il dolore alle gambe durante la marcia o nei casi più gravi l’amputazione d’arto.
La procedura di Mitraclip permette il trattamento dell’insufficienza mitralica severa senza la necessità di approccio chirurgico con sternotomia (apertura dello sterno), cioè l’intervento a cuore aperto. Attraverso una vena della gamba, una clip viene avanzata fino al cuore, viene posizionata in sede mitralica e rilasciata in modo da avvicinare i lembi della valvola patologica riducendo e talora azzerando l’insufficienza di partenza. Questa procedura viene effettuata con paziente sedato e sotto monitoraggio ecocardiografico ed angiografico ed è riservata ai pazienti ad elevato rischio chirurgico che sono, quindi, giudicati inoperabili.
La procedura di Triclip permette il trattamento dell’insufficienza tricuspidalica severa senza la necessità di approccio chirurgico con sternotomia (apertura dello sterno), cioè l’intervento a cuore aperto. Attraverso una vena della gamba, una clip viene avanzata fino al cuore, viene posizionata in sede tricuspidalica e rilasciata in modo da avvicinare i lembi della valvola patologica riducendo e talora azzerando l’insufficienza. Questa procedura viene effettuata con paziente sedato e sotto monitoraggio ecocardiografico ed angiografico ed è riservata ai pazienti ad elevato rischio chirurgico che sono, quindi, giudicati inoperabili.
Il forame ovale è un foro presente a livello del cuore fetale e permette il passaggio di sangue dal cuore destro al cuore sinistro nella fase di sviluppo gestazionale durante la quale i polmoni non sono in funzione. Dopo la nascita, il forame ovale si chiude naturalmente nella maggior parte dei soggetti. In una percentuale corrispondente a ca il 25% delle persone, la chiusura del forame ovale non avviene in maniera definitiva lasciando aperto un passaggio tra la parte destra e sinistra del cuore. In tali casi la presenza di forame ovale pervio (PFO) può determinare la comparsa di sintomatologia neurologica (simil ictus o TIA) in soggetti giovani finanche adolescenti. La sintomatologia comprende disturbi visivi come scintille nel campo visivo, formicolio ad arti superiori od inferiori, difficoltà nella parola o temporaneo disorientamento. L’intervento di chiusura di questo foro avviene attraverso una vena della gamba e si svolge mediante il posizionamento di un ombrellino a livello cardiaco che impedisce il passaggio di sangue tra la parte destra e sinistra del cuore. L’intervento viene effettuato con paziente sveglio e cosciente previa anestesia locale.
La fibrillazione atriale è un’aritmia che richiede l’assunzione di un farmaco anticoagulante per prevenire l’ictus ischemico da embolia cardiogena. Alcuni pazienti, tuttavia, presentano delle controindicazioni alla terapia anticoagulante (emorragie del tratto gastrointestinale, insufficienza renale di grado severo, pregresso ictus emorragico etc.). L’intervento di chiusura percutanea dell’auricola sinistra fornisce una protezione verso l’ictus senza assumere alcun farmaco anticoagulante. Questa procedura viene effettuata con paziente sedato mediante il monitoraggio ecocardiografico ed angiografico attraverso un accesso vascolare da vena femorale. Si svolge posizionando una sorta di occlusore in corrispondenza della struttura del cuore dove avviene la formazione di trombi in corso di fibrillazione atriale (auricola sinistra). Escludendo tale struttura dalla circolazione si previene la formazione di trombi fornendo una protezione verso l’ictus ischemico in assenza di terapia anticoagulante orale.